mercoledì 12 gennaio 2011

Ermes Incerti, la backstory


Il Soggetto e Backstory de àl siuròt nella sua prima versione non ancora modifica ed adattata al documentario:


Rolo, provincia di Reggio Emilia. Autunno 1917. 

Un neonato viene abbandonato sul sagrato della chiesa. Il parroco del paese lo battezza col nome di ERMES. Al bambino viene dato cognome Incerti, come era d’uso all’epoca chiamare i trovatelli.

Ermes viene affidato ad una famiglia che gravita nell’ambiente dell’oratorio, di cui oggi si sono perse quasi tutte le notizie. Il bambino resta presso quella famiglia fino alla fine delle scuole elementari dopodiché, in accordo col parroco, viene mandato in convento presso i frati di San Benedetto Po. Avendo però mostrato, fin dalla più tenera età, un temperamento indipendente, testardo ed inquieto, Ermes si ribella presto alla vita monastica, fuggendo dal convento. Quando il prete di Rolo lo ritrova, dopo giorni di ricerca spasmodica, lo manda a lavorare agli impianti di risalita delle mondine, in prossimità di Moglia, come sorta di punizione esemplare.

Durante quel periodo il ragazzo vive nella casa del custode. Oltre al lavoro presso lo stabilimento, Ermes aiuta anche l’uomo in diversi lavori, soprattutto di falegnameria, mostrando uno spiccato talento per la lavorazione del legno. Col passare del tempo, anche il carattere spigoloso di Ermes si accentua sempre più; soprattutto si acutizza la sua totale incapacità di piegarsi a qualsiasi forma di sottomissione o subalternità. A 15 anni, ormai diventato un giovanotto, peraltro piuttosto robusto, dopo l’ennesimo scontro col custode e col direttore dell’impianto, Ermes abbandona lavoro e alloggio, facendo ritorno a Rolo. Il parroco, dapprima riluttante, decide di accoglierlo di nuovo con sé.

E’ in quel periodo, in piena adolescenza, che sul volto del ragazzo cominciano a palesarsi incredibili somiglianze con Gaetano Sessi, signorotto rolese vissuto diversi anni prima, di cui in paese si conservano alcuni ritratti. A causa di questa somiglianza cominciano a diffondersi dicerie di vario genere, relative ad una possibile consanguineità diretta di Ermes col Sessi; cosa però impossibile perché il Signorotto, oltre ad essere vissuto molto tempo prima, non aveva avuto figli. Qualcuno, inoltre, dirà che Ermes sia addirittura l’incarnazione del nobile, tanto è marcata la somiglianza tra i due. Tali dicerie faranno sì che ad Ermes sia affibbiato il nomignolo di “Siurot”: signorotto; questo anche a causa del suo temperamento sempre più eccentrico, indipendente e ribelle.  

Parallelamente a ciò, Ermes comincia ad intraprendere un solitario, quanto ammirevole, lavoro da artigiano del legno. Costruisce mobili di vario tipo e inizia anche a scolpire questo materiale con risultati eccellenti. Inoltre, stravaganza maggiore per un rolese abile nell’arte della falegnameria, il giovane si rifiuta categoricamente di produrre tavoli intarsiati: i cosiddetti “rolini”. Di questo rifiuto non darà mai spiegazioni. Preferisce, avendo un’innata passione per la musica, costruire strumenti musicali. Infatti, fabbricherà un violoncello per se stesso che imparerà, con molta dedizione, anche a suonare. Malgrado “l’eresia” del rifiuto di produrre rolini, il suo talento diventa presto di dominio pubblico in paese e, per giunta, anche remunerativo. Ermes, grazie anche alla sua indole solitaria ed eccentrica, diventerà presto una sorta di personaggio “mitico” della civiltà rolese.

Ma il suo temperamento è tale che, dopo un litigio col parroco, il giovane abbandona la parrocchia e se ne va a vivere in un vecchio casolare abbandonato alle porte del paese. Casolare che  Ermes rimette in sesto da solo, ricavandovi anche uno spazio adibito a laboratorio-falegnameria. Sono gli anni del fascismo. Ermes è ormai un giovane uomo, massiccio e bruno, dall’aria fiera e con una forte personalità. Eccentrico nei modi e nell’abbigliamento (veste con un lungo tabarro ottocentesco e porta capelli e barba assai lunghi per il periodo); solitario ma anche imprevedibile animale sociale, capace di sfoggiare una loquacità seducente, seppur bizzarra nel rifiuto del dialetto locale a favore di un italiano incerto e “creativo”: arte oratoria che diventa magnetica soprattutto col gentil sesso. Ma soprattutto Ermes Incerti si conferma spirito libero, impulsivo e sprezzante di fronte ad ogni forma di costrizione. Caratteristica, quest’ultima, che più di tutte sarà invisa al locale regime fascista sempre più intransigente e repressivo.

Allo scoppio della guerra, riluttante alla chiamata alle armi, Ermes si dà alla macchia, nascondendosi nella campagna nei dintorni di Rolo. Suo rifugio, questo si saprà dopo, diventa la Cocapana, luogo che successivamente scomparirà. Nel 1943, dopo l’armistizio, da semplice latitante Ermes si trasforma anche in prezioso alleato per le brigate partigiane rolesi. Pur non essendo schierato politicamente, ma soltanto fieramente antifascista, il giovane Incerti diventerà il “Fantasma”. Il nome di battaglia è sempre mutuato dalla somiglianza col Sessi. “Al Siurot” diventerà durante la lotta di liberazione il “Fantasma” del Sessi che aiuta le brigate partigiane: dando loro rifugio, oppure partecipando insieme ai commandi a vere e proprie operazioni di guerriglia e scomparendo, ovviamente, a battaglia finita. Le sue prodezze in battaglia diventano presto leggenda: si racconta addirittura che, per far sì che un gruppo sparuto di giovani partigiani potesse mettersi in salvo da un plotone tedesco, il “Fantasma” abbia attirato il fuoco nemico su di sé, riuscendo poi a sparire tra la nebbia fitta della pianura.

Alla fine della guerra Ermes abbandona la Cocapana per fare ritorno in paese, nella stessa casa-laboratorio alle porte di Rolo che aveva abbandonato per darsi alla macchia. Successivamente dirà che negli anni duri della latitanza “Rolo gli mancava come ad un neonato affamato manca il seno della madre. Io, che una madre non l’ho mai avuta, l’ho però voluta trovare in tante anime, tutte diverse, che forse neanche tutte mi amano. Ma io, a modo mio, sì. Sono le anime delle persone che danno fiato a questo paese.”

Negli anni successivi alla guerra, ritornato alla sua attività di artigiano del legno, Ermes incrementa il suo lavoro in modo tale da diventare noto per le proprie qualità anche oltre i confini del paese. Sono gli anni che precedono il boom economico e sempre più persone, così come aziende, cercano “Al Siurot” per realizzare mobili e oggetti d’artigianato. Ermes lavora moltissimo, mantenendo sempre la propria autonomia e portando avanti, parallelamente, un’altrettanto intensa attività di partecipazione alla vita culturale cittadina. “La guerra”, dirà, “mi ha insegnato che solo insieme si riescono a fare cose giuste. Io non sono mai stato bravo a fare le cose con gli altri, mi vengono meglio da solo. Ma qualcosa voglio provare a farlo, almeno nel mio piccolo…” In particolar modo Ermes, da buon appassionato di musica, foraggerà in modo consistente la banda del paese e, nel 1955, il suo aiuto sarà fondamentale anche per la costruzione della Biblioteca Comunale (“ho conosciuto i libri tardi, perché ho cominciato a spaccarmi la schiena presto; ma poi non li ho più abbandonati…”). In quegli anni si oppone anche vivacemente all’abbattimento del Castello, creando intorno a sé polemiche e ulteriori dicerie (“Al Siurot al ne vol mia chig’ buten so la cà…”). Tutto sommato, però, il periodo tra gli anni ’50 e gli anni ’60 è un periodo di grandi soddisfazioni per “Al Siurot”. Il crescente lavoro lo porta a viaggiare per tutta Italia (espone a diverse fiere, tra cui anche alla prima edizione de Il Salone del Mobile di Milano, nel 1961) e, successivamente, in diverse parti d’Europa.

Dapprima riluttante al viaggio, perché molto attaccato alle proprie radici, Ermes svilupperà poi una certa propensione a spostarsi, purché per periodi brevi.Scapolo impenitente, non smette di alternare storie fugaci con donne sia di Rolo, sia dei paesi limitrofi. All’inizio degli anni ’60, però, quando Ermes è quasi un uomo di mezza età, si comincia a vociferare di un amore burrascoso con una donna di Fabbrico. In seguito qualcuno sosterrà che questa misteriosa donna, conosciuta unicamente col suo nome di battesimo (forse fittizio), Ada, abbia dato alla luce anche un figlio, nato però morto. Ad un certo punto, però, anche di questa donna si smette di parlare; resterà una figura fugace, quasi un fantasma (come chi, a sua volta, è stato per un po’ di tempo considerato tale…) nella vita di Ermes. Forse a causa di questa storia finita presumibilmente male, forse a causa del presunto figlio nato morto, Ermes avrà un riavvicinamento al mondo della parrocchia dal quale da anni si era completamente slegato. In particolar modo, nel periodo dei lavori al coro della chiesa, che Ermes finanzierà, si avvicina al nuovo parroco: Don Borghi.Gli anni ’60 sembra passino in un clima di tranquillità. Le notizie relative al “Siurot” di questo periodo sono vaghe. Si sa però che nel ’68 prenderà aperta posizione in favore dei vari movimenti di protesta, in particolar modo quelli studenteschi, perché vedrà in essi un profondo desiderio di emancipazione da parte dei giovani nei confronti dei poteri forti; questo, pur disapprovando spesse volte certe modalità di esprimere il proprio dissenso da parte dei dimostranti. “In questo”, affermerà, “resto un comune uomo di campagna e mi limito a non capire”. Infatti, negli anni ’70 Ermes criticherà molto le derive violente, come il brigatismo, che dal periodo sessantottino nasceranno. “Non mi sono mai interessato di politica”, dirà. “Ero più interessato a essere libero. E per esserlo ho anche impugnato le armi, durante la guerra. Ma le armi che usano questi ribelli di oggi ci imprigionano tutti”.

Alla fine degli anni ’70 il mondo sta cambiano ed Ermes Incerti si sta avviando a diventare un vecchio signore che conserva solo qualche scampolo di quell’eccentricità che lo contraddistingueva da giovane. I capelli e la barba, che egli si ostina a portare lunghi sul suo faccione ormai spiegazzato, si sono ingrigiti, e il suo vecchio tabarro è sempre di più un cimelio al limite del ridicolo. Ma “Al Siurot” continua a lavorare il legno, sempre chiuso nella sua casa-laboratorio agli inizi del paese, e a suonare il violoncello. Ma ormai comincia ad essere stanco e fatica a capire il mondo che così rapidamente muta, cambiando inesorabilmente anche alcuni aspetti del suo amato paese. 

Negli anni ’80 il fenomeno eroina dilaga anche a Rolo e, per aiutare un giovane 16enne tossicomane, d’accordo col parroco lo assume come garzone nella propria bottega. Il ragazzo, FRANCESCO, è svelto e dimostra anche una certa manualità. Ermes, non avendo figli, vi si affeziona moltissimo, dandogli anche molta fiducia sul lavoro. Inizialmente, le cose sembrano andare per il meglio. Francesco lavora e pare stare lontano da brutti giri. Un giorno, però, Francesco non si reca al lavoro. E neanche il giorno dopo. Verrà ritrovato dai Carabinieri di Fabbrico in un vecchio stabile industriale abbandonato, morto per overdose. Questo sarà un colpo tremendo per Ermes, il quale dal dolore si isolerà sempre di più, smettendo addirittura di lavorare. Durante la seconda metà degli anni ’80 lo si vedrà in paese sempre più di rado, sempre più solo e taciturno; invecchiato e trasandato, trascinarsi avvolto dal suo vecchio tabarro per la via principale. Pur avendo messo da parte qualche risparmio, “Al Siurot” vivrà i suoi ultimi anni al limite dell’indigenza.

Nel 1989, il giorno della caduta del Muro di Berlino, commenterà: “Il mondo cambia ancora e io non riesco più a stargli dietro…”Nel marzo del 1991 viene trovato morto, forse per un infarto, riverso sul pavimento della propria abitazione. Aveva 83 anni. Il suo corpo sarà cremato e le ceneri disperse dove prima vi era la Cocapana. Se ne andrà come il “Fantasma” che era diventato durante la lotta di liberazione. Dove sorgeva casa sua ora non vi è più nulla.

Rolo, pur avendo eletto Ermes Incerti, detto “Al Siurot”, ad emblema del paese per quasi un secolo, non gli tributerà mai nessun riconoscimento ufficiale.

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